(Borgo Sansepolcro, 1416-1417 circa – 12 ottobre 1492)
Piero della Francesca fu un pittore e matematico italiano, figlio di un commerciante per cui, anche per questo motivo, il giovane Piero da subito prese dimestichezza con calcoli e formule matematiche. All’età di 23 anni a Firenze si formò artisticamente lavorando come aiutante per Domenico Veneziano, e nella città toscana ebbe modo di conoscere artisti come Masaccio e Paolo Uccello a cui si ispirò per lo studio della prospettiva.
Tra gli anni quaranta e cinquanta, Piero della Francesca fu ospite delle più importanti corti italiane, Urbino, Ferrara, Bologna, Arezzo, Rimini, Roma, Perugia, dove realizzò opere per conto dei ricchi signori dell’epoca, come ad esempio il monumentale affresco San Sigismondo e Sigismondo Pandolfo Malatesta, realizzato nel 1451 per i signori di Rimini. Tra il 1469 e il 1472 Piero della Francesca fu ospite anche del duca di Montefeltro a Urbino, importante mecenate, presso la cui corte trovarono ospitalità numerosi artisti e intellettuali. Fu in questi anni che l’artista realizzò due delle sue opere più celebri: il Dittico dei Duchi di Urbino e la Pala di Brera (o Pala Montefeltro).
Fu anche autore di trattati matematici e di geometria prospettica, ma durante la seconda metà degli anni Settanta venne colpito da una malattia agli occhi che lo portò alla cecità e ad interrompere la sua carriera pittorica. Negli ultimi anni della sua vita, si dedicò alla scrittura, portando a termine tre libri di argomento scientifico e matematico. Piero della Francesca morì il 12 ottobre del 1492 nella sua città natale, Borgo Sansepolcro.

Piero nel Montefeltro


Due erano le strade dell’antico Ducato del Montefeltro che Piero percorreva per raggiungere, dalla sua Sansepolcro nella confinante Toscana, i committenti di Urbino e Rimini: I Montefeltro e i Malatesta. La prima, dopo il valico appenninico dell’Alpe della Luna, correva lungo la vallata del fiume Metauro fino ad Urbino; l’altra invece, superata comunque l’Alpe della Luna, seguiva i crinali della vallata del fiume Marecchia fino a Rimini.  
Oggi poche tracce visibili e percorribili restano ancora di quei percorsi e, per ricomporre il tracciato, spesso si ricorre al contributo determinante dei pochi elementi architettonici rimasti qua e là, quasi a non voler interrompere il filo della storia: una torre d’avvistamento, una pieve, una celletta votiva, un antico casolare, un mulino senza più acqua, i resti di un castello, una fila di alberi, solo apparentemente senza senso.