di Piero della Francesca (cm. 47 x 33, Galleria degli Uffizi, Firenze)


L'opera

Sul recto de Il “Dittico dei Duchi di Urbino” è raffigurata, insieme al marito Federico da Montefeltro, anche Battista Sforza contessa di Urbino. Da notare l’incarnato chiarissimo di Battista Sforza, pallore che, oltre a rispettare le convenzioni estetiche in voga nel Rinascimento, potrebbe alludere alla precoce scomparsa della duchessa, morta giovanissima nel 1472.

Storia e origine

Opera tra le più famose di Piero della Francesca, il doppio ritratto si inserisce nell’ambito del consolidato rapporto fra i duchi di Montefeltro e il Pittore, alla cui corte soggiornò ripetutamente, trovandosi a contatto con un ambiente colto, raffinato, che in breve tempo divenne uno dei più importanti centri culturali e artistici italiani.

Il confronto tra ieri e oggi

L’intero paesaggio corrisponde a una veduta, a volo d'uccello, dalla loc. Ca’ Mocetto sopra Urbania, che abbraccia un territorio che va dalla piana del Metauro, fino alla rupe del Peglio e, sullo sfondo, verso l’orizzonte s’intravede Sant’Angelo in Vado e l’Appennino tosco-marchigiano con la Massa Trabaria, l’Alpe della Luna, i Sassi Simone e Simoncello e il Carpegna. Il fiume Metauro si snoda lungo la piana tra campi coltivati e filari di alberi fino ad allargare il suo alveo per trasformarsi in un largo specchio d’acqua. Sulla sinistra del paesaggio dipinto, il fiume e il lago lambiscono la vasta e amena tenuta di caccia dei Signori Montefeltro: il Barco Ducale. In basso a sinistra, se Piero avesse dato qualche pennellata in più, avremmo potuto ammirare il Palazzo Ducale e l’antica città di Casteldurante. Alle spalle di Battista Sforza, sul lato sinistro del quadro, si può risalire alla Rupe di Maiolo, al Monte Acquilone e Talamello ed infine al borgo di Pennabilli. Una straordinaria rappresentazione topografica intesa a mostrare fedelmente ogni minuzia della realtà.